La passerella olimpica offrirà, come sempre, anche la possibilità di ammirare le numerose stelle dello sport proveniente anche dal continente africano. Ci saranno i big, come David Rudisha (Kenya), detentore del record mondiale e medaglia d’oro agli ultimi Mondiali di Daegu negli 800 metri, o l’ormai mitico Oscar “the fastest thing on no legs” Pistorius, ma anche molti grandi campioni sconosciuti ai non addetti ai lavori. Mi riferisco, per esempio, al 38enne nigeriano Segun Toriola, vera e propria leggenda continentale del ping pong, alla sesta Olimpiade consecutiva, o al fuoriclasse gabonese Anthony Obame, per il taekwondo. Senza dimenticare Benjamin Boukpeti, canoista togolese in grado di regalare al proprio Paese la sua prima medaglia olimpica della storia (bronzo a Pechino), e la 22enne Aya Medany, campionessa egiziana di pentatlon moderno. Con i suoi cinquantatré partecipanti (il Sud Sudan, non è ancora in grado di sostenere una spedizione olimpica, anche perché privo di un Comitato olimpico), l’Africa punta a un medagliere ricco almeno quando quello di Pechino, quattro anni fa, quando guadagnò quaranta medaglie, piazzando tredici Paesi sul podio.
L’intero continente, in ogni caso, potrà per la prima volta mettere in mostra se stesso e le proprie ambizioni nel primo Villaggio Africano nella storia dei Giochi, allestito su una superficie di oltre 5000 metri quadri nei giardini di Kensington, nel cuore di Londra: è qui che l’Africa festeggerà i vincitori, in questo mega-centro adibito per accogliere giornalisti, tifosi, semplici turisti e gli immancabili politici, campioni nello sport del “salto sul carro dei vincitori” (a ogni latitudine, una foto con un atleta medagliato fa sempre scena).
L’Africa Village risponde anche al lavoro di lobbying che diversi comitati portano avanti nel tentativo di di portare per la prima volta le Olimpiadi in Africa entro il 2028: un obiettivo che potrebbe sembrare fantascientifico, se considerati i quattordici miliardi di euro investiti dai britannici per questa edizione, ma non dimenticate l’assurdità(molto teorica) di un Mondiale di calcio africano. “Bisogna candidarci. Anche se ci sarà bisogno della creazione di infrastrutture da riconvertire, per non ripetere l’esempio greco” sostieneLassana Palenfo, presidente dell’Associazione dei comitati olimpici nazionali d’Africa (Anoca), convinto che “Sudafrica, Nigeria, Egitto, Marocco o Tunisia potrebbero di certo rilevare la sfida”. Se l’Ucraina ha (co)ospitato un Europeo, l’Africa può ambire a qualunque cosa, soprattutto dopo la bella prova di Sudafrica 2010.
Fonte: Rainbowfotball.it