Questa è la storia particolare di un film particolare. Girato con partnership importanti, distribuito -o per meglio dire stampato- da Medusa, premiato nel più importante festival cinematografico per ragazzi, il Giffoni FF, ma che per ammissione di chi l’ha creato, deve ogni giorno combattere una battaglia, facendo del passaparola la sua arma. Per essere visto, grazie alle amministrazioni locali, agli enti e alle sale cinematografiche più volenterose, dai ragazzi. Perché a loro è indirizzato.
Questa è la storia di “Il sole dentro”, di Paolo Bianchini, una vita nel cinema, a fianco di autori del calibro di Monicelli, Leone e Scola. E un grande progetto, quello di girare, tra Puglia e Tunisia, e con l’aiuto di organizzazioni come Unicef e Save the Children, una grande storia.
Una storia che parla anche, tra le altre impegnative tematiche, della tratta dei giovanissimi calciatori africani dai paesi poveri dell’Africa all’Europa.
“La Federazione Italiana Giuoco Calcio ci ha fornito i dati: per un Eto’o, ci sono altri ventimila ragazzi africani presi dai villaggi e portati in Europa” ci racconta il regista, che abbiamo incontrato a Martina Franca, nel corso di una delle tantissime serate che assicurano al suo film una promozione on the road. “I presunti procuratori internazionali pagano una piccola cifra alle famiglie, e portano con sé i ragazzi, tredicenni, non di più. Se ai provini questi ragazzi vanno male, di loro non si sa più niente. Vengono semplicemente abbandonati, magari ad una pompa di benzina, come capita al protagonista del film”.
E’ una piaga che riguarda soprattutto la Francia, ma da cui l’Italia non è assolutamente esente, spiega Bianchini,“anche perché è vero che la normativa è chiara (prima della maggiore età un ragazzo africano si può trasferire in una società sportiva europea solo accompagnato dai familiari, a spese della società , ndr.), ma la Fifa non può monitorare tutti i singoli spostamenti, che sono migliaia. Anche perché spesso questi provini avvengono per società piccole, o dilettantistiche. Se vanno male, questi sedicenti agenti, che in realtà sono scafisti del calcio, non si creano problemi a lasciare questi ragazzi in mezzo ad una strada”. Ma la storia di Thabo, finito nel mercato degli scafisti del calcio, è solo la cornice di un’altra storia. Thabo è un volto per tutti, ma incastonato in una storia vera, quella del viaggio di Yanguine e Fodè. E’ un film che parla di due viaggi, in direzioni opposte.
IL FILM – Yaguine e Fodè, due adolescenti guineani che scrivono, a nome di tutti i bambini e i ragazzi africani, una lettera indirizzata “alle loro Eccellenze, i membri responsabili dell’Europa“, chiedendo aiuto per avere scuole, cibo e cure. Con la preziosa lettera in tasca Yaguine e Fodè si nascondono nel vano carrello di un aereo diretto a Bruxelles. Inizia così il loro straordinario viaggio della speranza. Quando l’aereo atterra a Bruxelles, un tecnico scopre abbracciati i corpi assiderati di Yaguine e Fodè, accanto alla lettera indirizzata “ Alle loro Eccellenze”.
La loro storia si incrocia, dieci anni dopo, con un altro viaggio, questa volta dall’Europa all’Africa, fatto da altri due adolescenti ed il loro pallone. E’ la storia del tredicenne Thabo, immigrato originario di N’Dola, un villaggio africano che nemmeno lui sa dove si trovi esattamente, accompagnato dal suo amico Rocco, quattordicenne di Bari. Entrambi i ragazzi sono vittime del mercato dei bambini calciatori, dal quale stanno fuggendo. Giocando con un pallone, loro unico compagno di viaggio, Thabo e Rocco percorrono a piedi l’Africa in senso opposto su uno dei tanti “sentieri delle scarpe”, tracciati nel corso degli anni da migliaia di uomini, donne, bambini, in fuga dalle carestie, dalle guerre, dal lento spegnersi della dignità della vita di un intero continente. Lo percorrono giocando a calcio. “La discesa più lunga della storia del calcio”, scrive Bianchini nella sceneggiatura, firmata con Marco Cavaliere e Paola Rota.
CHI C’E’ – Nel cast, assieme ai ragazzi, anche Angela Finocchiaro, Giobbe Covatta e Francesco Salvi. La pellicola è stata riconosciuta come “film di interesse culturale” da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, e ha il patrocinio di UNICEF, Save the Children, Comunità di Sant’Egidio, Figc e Agiscuola. Poi, dopo l’ultimo ciak, è iniziata la partita più importante, quella della visibilità: il viaggio del film non si ferma (per info sulle prossime proiezioni si può consultare il sito http://www.ilsoledentro.it) , e ha come destinazione gli occhi dei ragazzi. Perché a loro è indirizzato. Loro, che forse avranno petto e testa per cambiare qualcosa.
Per maggio info: www.ilsoledentro.it
Fonte: Fantagazzetta.com