L’Africa, con i suoi mille problemi e le sue tante contraddizioni, è la seconda area al mondo per tasso di crescita dopo l’Asia. Le stime parlano di un aumento medio del Prodotto interno lordo (Pil) del 5,6% nel 2013. Dopo la Cina, anche il Giappone e la Corea del Sud hanno preso di mira il continente e le sue materie prime. I giapponesi, come i cinesi, sono molto prammatici. Ogni cinque anni organizzano un incontro con i leader africani come “sistema paese”, mettendo insieme tutti: aziende, istituzioni, agenzie per l’export, agenzie per la cooperazione, politici. Fanno un programma di azioni. E poi, lo attuano costi quel che costi. Anche se arriva lo tsunami.
La Tokyo International Conference on African Development (Ticad) si è svolta dall’1 al 3 giugno a Yokoama. Organizzata ogni cinque anni dal 1993, la conferenza è diventata l’appuntamento più importante per le relazioni tra l’arcipelago e il continente africano. È anche un evento internazionale perché è organizzato congiuntamente con Banca mondiale, Unione africana e Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp).
Erano presenti una quarantina di capi di stato e di governo africani. Il primo ministro giapponese Shinzo Abe si è speso in prima persona per lanciare la sua campagna d’Africa con un obiettivo duplice, politico e soprattutto economico. È stato lanciato un programma quinquennale da 32 miliardi di dollari. Una cifra enorme suddivisa tra investimenti pubblici, privati e aiuti allo sviluppo per aumentare la presenza giapponese in Africa e cercare di contrastare l’influenza cinese (gli aiuti cinesi all’Africa sono stimati da Tokyo in 20 miliardi di dollari in tre anni). La presenza asiatica in ogni caso è destinata a crescere. La Cina, come noto, occupa il primo posto nelle relazioni economiche. A marzo, subito dopo l’inizio del suo mandato, il nuovo presidente cinese Xi Jinping ha effettuato un primo tour africano che lo ha portato in Tanzania, Repubblica democratica del Congo, Sudafrica. Anche i cinesi ogni 5 anni organizzano dei Forum di cooperazione sino-africana (Focac). Pechino è il primo partner commerciale dell’Africa con scambi passati da 10 miliardi di dollari del 2000 ai 200 circa nel 2012. Un milione di cinesi vive in Africa. Insomma, come ha detto un docente universitario di Tokyo, nelle relazioni con l’Africa «i cinesi sono pesi massimi, i giapponesi pesi medi».
Sulla scia dello slogan “mani nelle mani con un’Africa più dinamica”, Tokyo per i prossimi cinque anni ha individuato una serie di priorità su cui puntare per sviluppare la propria presenza. Intanto attraverso un piano generoso di aiuti pubblici allo sviluppo. Al quale ha aggiunto un programma pubblico-privato di sostegno alle imprese giapponesi. I settori interessati sono quelli legati alle infrastrutture di base di cui molti paesi africani hanno bisogno come il pane, settori che sono punti di forza della corporate Japan: gestione dell’acqua e problemi delle metropoli, produzione e distribuzione di energia, trasporti.
La Keidanren, la confindustria giapponese, ha lanciato a gennaio una serie di proposte al governo, in vista della conferenza, per sviluppare le attività e la presenza delle aziende nipponiche in Africa. Tokyo ha annunciato un pacchetto di aiuti da 754 milioni di euro per i gruppi giapponesi che intendono investire nella ricerca di materie prime. Mitsui & co investirà nella ricerca di gas in Mozambico. Jogmec, altra società energetica giapponese, parteciperà alla ricerca di giacimenti di terre rare in Sudafrica.
Alla fine della tre giorni giapponese sono stati presentati due documenti: la Yokoama declaration e loYokoama Action Plan di 5 anni. Focus particolare è stato posto sul problema della sicurezza per i lavoratori giapponesi, dopo l’uccisone di dieci operai in un campo petrolifero algerino, che ha avuto grande eco nel paese asiatico. «Ho un favore da chiedervi – ha detto il premier Abe a tutti i partecipanti – : rafforzate la sicurezza delle aziende che fanno business in Africa». Tokyo ha destinato 550 milioni di dollari ai paesi africani per «assicurare pace e stabilità».
Un altro punto importante è l’agricoltura. Il Giappone vuole raddoppiare nei prossimi cinque anni la produzione di riso in Africa e punta a una crescita annua del 6% per il settore primario.
Prossimo passo: un master plan di progetti infrastrutturali per 10 paesi africani elaborato dalla Japan International Cooperation Agency, con un implicito vantaggio competitivo per le aziende giapponesi nell’ottenere commesse per la realizzazione di questi progetti.
Fonte: Nigrizia