I corpi dei due giornalisti francesi arrivano all’aeroporto di Bamako, in Mali, il 3 novembre. (Gilles Gesquiere, Sirpa Terre/Afp)
I corpi di Ghislaine Dupont e di Claude Verlon, i due inviati di Radio France internationale (Rfi) uccisi il 2 novembre in Mali, torneranno in Francia il 4 novembre.
I due giornalisti erano a Kidal, nel nord del paese, dove avevano appena intervistato Ambéry Ag Ghissa, un esponente del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla). Erano appena risaliti sulla loro auto quando è arrivato un fuori strada. L’autista dei due francesi racconta che degli uomini armati li hanno fatti uscire, sdraiare per terra e, dopo averli legati, li hanno caricati sul fuori strada.
I corpi di Dupont e di Verlon sono stati ritrovati a 15 chilometri di distanza dal luogo del sequestro: secondo le prime indagini l’obiettivo dei rapitori era di uccidere gli inviati e l’operazione è stata preparata meticolosamente.
Cyril Bensimon, per 18 anni loro collega a Rfi, riflette su le Monde sul senso del loro lavoro: “Ghislaine Dupont e Claude Verlon conoscevano il loro mestiere e i rischi che comportava, ma la loro morte ci costringe con forza a porci una domanda fondamentale: i giornalisti devono abbandonare le regioni pericolose? Rispondere di sì vorrebbe dire condannare queste zone all’oblio. Nessun testimone, nessun crimine”.
Fonte: Internazionale.it