Uganda Il Presidente: sconfitto il male. Il Paese dove essere gay è un reato punibile da 12 anni, sino all’ergastolo. Storia di un vento violento che spira dalla Russia fino all’Africa.
Se pochi giorni fa abbiamo gridato alla vergogna per le decisioni che gli Stati di Arizona e Kansas hanno assunto contro l’universo gay, dobbiamo constatare che l’omofobia non ha confini e come un ratto trova sempre maggiori forme di resistenza contro la morte. Un vento omofobo di velocità folle che corre dal nord della Russia, passando per l’India, il deserto americano, risalendo per l’Africa, e farsi una bella passeggiata nei paesi arabi. In ogni parte del mondo, a macchia di leopardo, una gran parte di innamorati sono umiliati dalle leggi e dalle opinioni delle popolazioni, ove avere interesse per persone dello steso sesso, di amore, fisicità, scambio di pensiero, è un reato legale e peggio, morale.
In Africa il problema è più sentito che altrove, ben 34 Stati adottano misure repressive contro i gay, e, cosa peggiore, lasciano la libertà ai cittadini di poterli minacciare, pestare e in alcuni Stati, come l’Uganda ucciderli. Non è cosa molto dissimile dal far west o i primi anni dell’invasione bianca ai danni degli indiani, o peggio quando una volta creati Stati e città, si uccidevano neri e indiani così, quasi per gioco, ma in quel gioco all’impiccato almeno c’erano parvenze di processi voluti dagli sceriffi, quei processi non servivano a nulla, ma solo a dimostrare che la scelta era stata “democratica”, cioè a maggioranza. La vita e la morte erano nelle mani della maggioranza del paese, e così per i gay è oggi in Africa, la loro vita è nelle mani degli etero.
In Uganda sin da bambini, nelle poche scuole frequentate da figli di persone benestanti, ti insegnano ad essere Maschio e Femmina, i maschi educati a fare gli stalloni, e i portatori d’acqua, le femmine alla pazienza e alla sottomissione, ma agli uomini e basta. In Uganda la legge approvata, (ad onor del vero bisogna dire che il Presidente del Consiglio ha votato contro) è aberrante, ingiusta, contronatura: ergastolo a chi è gay. In Uganda i cittadini sono stati dichiarati liberi di malmenare, fino ad uccidere i gay, una cosa assai simile alla Fatwa, non si corrono rischi perché si è protetti dal Governo e dalle leggi, ancor di più dal “democratico” Presidente della Democratica Repubblica di Uganda. Paese credibile, ha un seggio all’ONU, decide le sorti del mondo, la sua parola in contesto internazionale vale la pari parola del Canada o della stessa Italia, qualcosa ci sfugge, come può un Paese così malridotto culturalmente, con leggi di marca razzista, essere paragonato a Paesi che ogni giorno cercano di progredire, a volte lentamente a volte velocemente, ma il diritto internazionale a che serve? Possibile che nessun membro dell’ONU vada a farsi due chiacchiere con il collega africano per chiedergli “ma che idea del mondo avete in testa?” in verità qualcosa si sta muovendo, si è saputo che l’Olanda e la Danimarca starebbero pensando a una serie di ritorsioni, prima di tutto sospendere gli aiuti umanitari. Ma è poco, bisogna che questa notizia non resti solo una notizia, che da più parti si agisca, che si inviano lettere agli ambasciatori, come si fa a restare fermi di fronte una legittimazione del male di queste proporzioni? Il Presidente Ugandese ieri per televisione si è detto “felice che finalmente il suo Paese ha una legge contro il male” di certo in quel paese esiste una persona che rappresenta il male, lui.
Fonte: Ilfioreuomosolidale.it