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Ebola, Onu: La lotta contro l’epidemia è una “guerra”

26 Ago

EBOLA: ONU METTE IN GUARDIA, PREPARARSI A FIAMMATA EPIDEMIA

Il coordinatore Onu contro il virus Ebola David Nabarro, ha affermato che la lotta contro l’epidemia è una “guerra”, che non è stata ancora vinta e che per sconfiggerla ci vorranno almeno sei mesi. Nel corso di una conferenza stampa in Sierra Leone, Nabarro ha precisato. “Spero che (questa guerra, ndr) finisca entro sei mesi, non dobbiamo fermarci. Non abbiamo ancora vinto”. Nabarro ha poi aggiunto che è “impossibile” vincere questa battaglia se le compagnie aeree non serviranno i Paesi toccati dal virus.

MORTO MEDICO LIBERIANO TRATTATO CON SIERO SPERIMENTALE – Un medico liberiano malato di Ebola trattato con un siero sperimentale americano è morto la notte scorsa: lo ha annunciato il ministro liberiano dell’Informazione Lewis Brown. Il dottor Abraham Borbor “ha mostrato segni di miglioramento ma alla fine è deceduto”, ha detto il ministro. Due altri medici trattati che hanno ricevuto il siero ZMapp “sono ancora sotto trattamento e ci sono segni di speranza”, ha aggiunto il ministro.

INFERMIERE ‘EROE’ IL PRIMO PAZIENTE BRITANNICO – Un infermiere eroe, che laddove molti suoi colleghi decidevano di non stare a contatto coi malati di ebola in Sierra Leone lui si era offerto volontario per farlo. E’ William Pooley, 29 anni, il primo cittadino britannico affetto dal virus che nella notte è arrivato dall’Africa all’Inghilterra con un volo speciale ed è stato ricoverato in una unità altamente isolata al Royal Free Hospital di Londra. Come rivela il Daily Mail, Pooley è di Woodbridge, in Suffolk, e da cinque settimane lavorava come volontario al centro per il trattamento dell’ebola a Kenema, in Sierra Leone. L’infermiere viene descritto come infaticabile e coraggioso. ”Abbiamo perso per ebola molti infermieri – ha detto il dottor Robert Gerry, che ha diversi colleghi nel centro africano – William aveva conquistato un ruolo centrale”. I medici che ora lo stanno curando a Londra affermano che hanno fiducia nel fatto che, con a disposizione tutte le migliori tecniche in circolazione, ci siano buone possibilità di salvarlo.

IN 38 ANNI, BEN 27 LE EPIDEMIE DI EBOLA – L’esplosione dei casi e delle morti provocati quest’anno dalla febbre emorragica Ebola non ha confronto rispetto alle 23 epidemie provocate dallo stesso virus dal 1976 ad oggi in Africa. In questi 38 anni il virus letale ha colpito dieci Paesi africani, contagiando oltre 5.000 persone e uccidendone più di 3.000. Circa la metà dei casi e dei decessi si concentra però nel 2014 e nei quattro Paesi che attualmente lottano contro la febbre emorragica: Nigeria, Sierra Leone, Liberia e Guinea. In nessuno di essi il virus era mai comparso finora.

Il numero dei casi intanto continua a salire. Domenica tre pazienti sono risultati positivi al test di Ebola nell’ospedale di Emergency di Emergency di Goderich, in Sierra Leone. Sempre in Sierra Leone è stato colpito dal virus un esperto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), mentre il Parlamento ha deciso che è reato ospitare i malati di Ebola. Tuttavia il mondo della ricerca afferma che ”non è assolutamente il caso di cadere nel panico”: lo rileva il virologo Oyewale Tomori, dell’università nigeriana Redeemer e uno degli esperti di riferimento dell’Oms in Africa. Lo fa in una dichiarazione rilasciata online, sulla rete che riunisce medici e biologi nigeriani e ripresa dalla Società internazionale per la ricerca sulle malattie infettive.

”Ebola – aggiunge – è una malattia letale, ma i pazienti hanno buone probabilità di sopravvivere se assistiti precocemente”. E’ stata questa, per Tomori, la principale lezione delle 23 epidemie avvenute a partire dal 1976. Sono stati aghi e siringhe contaminati a provocare la prima epidemia nell’attuale Congo (allora Zaire), con 318 casi e 280 morti. Nello stesso anno, secondo la ‘mappa’ della malattia elaborata dalla società specializzata in software geografici Esri, sempre in Sudan contatti tropo ravvicinati all’interno degli ospedali hanno provocato 284 casi, 151 dei quali mortali. I contatti ravvicinati e il mancato rispetto di misure igieniche sono stati anche all’origine del ritorno dell’epidemia in Sudan, nel 1979 (34 casi, 22 morti). Nel 1994 è stata la volta del Gabon (52 casi, 31 morti) e l’anno successo del Congo (315 casi, 254 morti). Nel 2000 i contatti diretti con persone colpite dal virus all’interno delle famiglie e con il personale medico hanno scatenato l’epidemia in Uganda (425 casi e 224 morti).

Fonte: Ansa

 
1 Commento

Pubblicato da su 26 agosto 2014 in Uncategorized

 

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Una risposta a “Ebola, Onu: La lotta contro l’epidemia è una “guerra”

  1. valeria

    29 agosto 2014 at 6:31 PM

    Difficile comprendere come una malattia presente in Africa da decenni possa oggi essere sotto i riflettori e l’attenzione di tutti. Improvvisamente l’Africa, così lontana, ha valicato i nostri confini? In Africa si muore di malaria, di colera e anche di ebola, una delle malattie dimenticate dal mondo che oggi sembra interessare tutti. I problemi dell’Africa vanno affrontati ora e nella loro globalità. Grazie per avere dato attenzione a questo argomento.

     

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