I riflessi economici dell’epidemia di Ebola «preoccupano molto». A lanciare ieri l’allarme sulle conseguenze negative della diffusione del virus è stato il capo dell’associazione delle imprese tedesche in Africa, Christoph Kannengiesser. Al quotidiano «Handelsblatt» ha detto che «nei Paesi colpiti osserviamo già effetti negativi sul commercio e sulle prospettive di investimento delle imprese tedesche, che ultimamente erano cresciute molto». Per scongiurare un collasso delle aree raggiunte dall’epidemia occorre «agire in fretta», ha sottolineato, salutando positivamente l’annuncio del governo per un maggiore impegno.
Mercoledì, rispondendo a un accorato appello della presidente liberiana Ellen Johnson-Sirleaf a dieci capi di governo, Angela Merkel ha promesso «in fretta» aiuti e ha parlato di una situazione «drammatica» in Liberia. In effetti si tratta del Paese più colpito dal virus, anche secondo le stime della Banca mondiale. Nel medio termine, lo scenario peggiore parla di un rischio di crollo del Pil del 11,7%. Ma anche gli altri due Paesi in cui Ebola ha mietuto più vittime, Guinea e Sierra Leone, le stime più pessimistiche prevedono una caduta del prodotto, rispettivamente, del 2,3% e del 8,9%. In tutto questi tre Paesi rischiano di vedere spazzati via fino a 809 milioni di dollari. L’Onu ha calcolato che nei prossimi nove mesi potrebbero aver già bisogno di aiuti per 300 milioni (ieri Ban Ki-moon ha annunciato la creazione di una missione di emergenza – Unmeer – per contrastare il virus). E ora l’epidemia minaccia anche la Nigeria, il Ghana e il Senegal.
Per il presidente della Banca mondiale, Jim Yong King, la situazione richiederebbe una risposta immediata e «forte» per contenere il contagio nei prossimi sei mesi: «Dobbiamo davvero migliorare la nostra reazione all’epidemia e stiamo imparando dai dati che il fattore tempo è essenziale». L’Organizzazione mondiale della sanità (che ieri ha definito Ebola «una crisi umanitaria, sociale ed economica che minaccia la sicurezza internazionale) ha calcolato che servirebbe un miliardo di dollari per arginare l’epidemia: «Un miliardo di cui abbiamo bisogno subito – ha puntualizzato Kim – altrimenti potrebbero diventare molti di più, se non reagiamo». I timori sono quelli di conseguenze finanziarie ed economiche «catastrofiche» per l’Africa occidentale.
Gli Stati Uniti hanno già reagito, mandando 3000 soldati nelle regioni più colpite dal virus e la Banca mondiale stessa ha promesso 200 milioni di aiuti per i tre Paesi più afflitti, Liberia, Sierra Leone e Guinea; anche il Fondo monetario internazionale ha annunciato 127 milioni per sostenerli. Invece, non è affatto chiaro in cosa consistano gli aiuti eventuali da Berlino: secondo alcune voci, il governo Merkel potrebbe organizzare un ponte aereo con le zone più colpite e fornire ospedali di campo. Ma nei giorni scorsi, dopo settimane di silenzio rispetto a un’emergenza che sta crescendo a ritmi vertiginosi, anche «Medici senza frontiere» ha rivolto una lettera a Merkel, accusandola di «non aver quasi reagito, finora, all’epidemia».
Fonte: La stampa