Circa 160 mila sfollati, un numero crescente di vittime, raccolti distrutti, così come centinaia di edifici scolastici. Il Mozambico è in ginocchio per l’alluvione provocata dalle violente piogge che si sono abbattute sul Paese, così come in Malawi, Zimbabwe e Madagascar. I nubifragi hanno provocato l’esondazione del fiume Zambesi e altri corsi d’acqua, come il Licungo, il Cuacua e il Mutuasi. La corrente ha spazzato via i ponti e l’allagamento ha spezzato in due l’unica autostrada che collega le province del Nord al centro del Paese, la Estrada nacional n.1. Ciò rende impossibile portare aiuti via terra alle province più colpite dall’emergenza: la Zambesia e Niassa. Era dal 1971 che nell’ex colonia portoghese non si verificavano piogge di tale entità: l’alluvione riguarda un’area vasta all’incirca come l’Italia. Secondo le previsioni meteo, le piogge dovrebbero cessare entro la metà di febbraio, ma dopo la popolazione dovrà fare i conti con le epidemie provocate dall’acqua stagnante, la fame e i prezzi dei viveri di prima necessità che già stanno salendo alle stelle. Per questo, il governo mozambicano, guidato dal neo eletto presidente Filipe Jacinto Nyusi, ha proclamato il livello massimo di emergenza
Il bilancio delle vittime
Si contano finora almeno 159 morti, ma una stima esatta sarà possibile dopo che le acque dei fiumi si saranno ritirate e sarà possibile recuperare i cadaveri. Pasquale Capizzi, responsabile per gli aiuti umanitari dell’Onu in Mozambico, ha spiegato che «molta gente è annegata nel tentativo di fuggire dalle zone allagate». Nella provincia di Zambesia l’alluvione ha provocato la caduta di dieci piloni della rete elettrica. Per questo, è da circa un mese che gli abitanti e le imprese della zona, banche comprese, sono costretti a fare i conti con black out quotidiani che rendono difficile l’accesso ai bancomat o le comunicazioni via internet e tutto il resto. Le città principali, Cuamba e Lichinga, possono contare sulla produzione di due piccole centrali idroelettriche. Per il resto, si va avanti con i generatori, finché funzionano. Ciò ha provocato proteste contro la società elettrica, la Edm, che ha spiegato di essere al lavoro per riparare il danno. Gli ospedali del centro-nord attendono invece i rifornimenti di medicinali che le Nazioni unite e il governo mozambicano stanno organizzando, attraverso voli in elicottero che, tuttavia, al momento non sono sufficienti per contrastare l’emergenza. Secondo il giornaleNoticias, circa 39 mila sfollati sono stati sistemati in trenta strutture di prima emergenza. Infine, migliaia di studenti sia in Mozambico che in Malawi sono costretti a «vacanze forzate»: fra le centinaia di edifici crollati vi sono scuole di ogni grado.
Paese isolato
È drammatica la testimonianza dei missionari e dagli operatori umanitari delle Ong italiane che lavorano in Mozambico. «Il paese rischia di essere fisicamente diviso in due: le piogge stanno causando perdite di vite umane, distruzione di case, fattore, strade. La diocesi di Guruè è isolata per il crollo dei ponti sui fiumi Namilate e Molocue» spiega monsignor Francisco Lerma, missionario della Consolata di Torino. Tra gli isolati c’è anche la missionaria lecchese Suor Dalmazia Colombo, 78 anni, da 50 in Mozambico e oggi nella missione di Ile, insieme a due consorelle. «La gente è terrorizzata, perché le piogge avevano ritardato a venire e quindi la prima semina era andata bruciata. La seconda, invece, se l’è portata via l’acqua. Ora la terza è in pericolo, perché c’è poco tempo per arrivare a maturazione: si teme una grave carestia» spiega la missionaria. «Ieri è venuto da noi un uomo a cercare un lavoro per poter sfamare i suoi figli. Lui stesso per non sentire i morsi della fame si era stretto in vita uno straccio: una tecnica che avevo già visto usare dai guerriglieri durante la guerra civile. Gli abbiamo fatto zappare le erbacce e dato 150 meticais (circa 4 euro), nonché parte della nostra cena. Non ha toccato cibo, ha messo tutto in un sacchetto e ha detto che lo avrebbe dato ai suoi bambini. Spero che il mondo non si dimentichi del Mozambico e che la comunità internazionale ci aiuti».
Fonte: Corriere.it